Refrigeranti a basso GWP: la sola strada percorribile
L’industria dei refrigeranti è alla continua ricerca di soluzioni sempre più efficienti e sostenibili. Riuscire a combinare efficienza e sostenibilità è infatti essenziale sia sotto il profilo economico che sotto il profilo ambientale.
L’evoluzione che ha interessato e che continua a interessare il settore della refrigerazione e il mercato dei refrigeranti è il risultato del costante aggiornamento di direttive e accordi internazionali, che mirano a ridurre il riscaldamento globale. A questo scopo è fondamentale diminuire l’emissione di gas serra: infatti, più gas con elevato GWP (potenziale di riscaldamento globale) entrano nell’atmosfera, più rapidamente, e drasticamente, il clima è destinato a cambiare.
Oggi, a seguito dell’aggiornamento della direttiva europea F-Gas e di altre normative internazionali, è urgente muoversi verso una sensibile riduzione degli HFC perché, sebbene abbiano un ODP (Potenziale di eliminazione dell’ozono) uguale a 0, presentano un GWP molto elevato.
L’unica concreta alternativa agli HFC è rappresentata dagli HFO (idro-fluoro-olefine), idrocarburi fluorurati che presentano un doppio legame C=C ed hanno una vita atmosferica molto breve e un potenziale di riscaldamento globale estremamente basso. Per tutte le caratteristiche degli HFO e dell’R-1234ze in particolare e per le potenzialità legate al loro impiego nei chiller rimandiamo alla brochure tecnica di Honeywell.
In Geoclima da anni utilizziamo gli HFO nei nostri chiller, concentrando la nostra attenzione sull’impatto ambientale dei prodotti. A questo scopo prendiamo in considerazione il GWP dei singoli refrigeranti come unico vero parametro con il quale valutare il loro impatto ambientale effettivo. Altre variabili, come l’infiammabilità, risultano secondarie nella scelta del refrigerante, in quanto principalmente legate al design del prodotto ed in questo senso superabili.
Sebbene infatti il rischio derivante dal grado di infiammabilità di un refrigerante incida direttamente sulla classificazione della macchina in base alle direttive sui recipienti a pressione (PED) e ponga dei vincoli d’impiego e manutenzione a seconda del sito di installazione (UNI EN 378 – requisiti di sicurezza ed ambientali per gli impianti di refrigerazione e pompe di calore), tali criticità possono essere superate attraverso lo sviluppo di soluzioni progettuali che annullano questi rischi.
Ciò su cui invece non è possibile agire è il GWP di un refrigerante, e dunque il suo impatto ambientale.
Riteniamo prioritaria la questione ambientale e siamo convinti che la sola strada percorribile sia quella di impiegare refrigeranti con GWP inferiore a 10, come già prevede la Svizzera con l’ordinanza ORRPChim.
Tutte le soluzioni intermedie, come le nuove miscele con GWP=600, seppur definite “green” dai produttori, non rappresentano affatto la soluzione ottimale per salvaguardare l’ambiente, ma piuttosto un’alternativa che allontana ancor di più dagli obiettivi posti da accordi internazionali come i Protocolli di Kyoto e Montreal prima e dal più recente accordo di Parigi, siglato a dicembre 2015 da tutti i 197 partecipanti alla COP21.
Questa nostra posizione trova fondamento in un’esperienza pluriennale nell’impiego di refrigeranti con bassissimo GWP. Nel 2012 abbiamo infatti sviluppato il primo chiller al mondo con R1234ze(E) (premiato agli ACR awards 2012). Questa soluzione è oggi largamente utilizzata in tutto il settore, a dimostrazione della validità di questa tecnologia e dei vantaggi in termini sia di impatto ambientale che di prestazioni. Oggi siamo in grado di offrire soluzioni non solo con R1234ze con GWP<1, ma anche con R290 con GWP=3, R1270 con GWP=3 e NH3 con GWP=0.